In questo testo trovato casualmente su www.premioceleste.it, ritrovo meglio spiegate ed approfondite le motivazioni del progetto fotografico Spectra Fire.
L'Arte di osservarsi
Dalla nascita dell'era moderna, tra gli artisti (e di riflesso in tutta la società) si è progressivamente affermata la tendenza all'osservazione di sé, all'introspezione. Basterebbe questa nozione per far cambiare idea a chi ancora dichiara di non capire l'Arte contemporanea. Nonostante ciò, il raggiungimento di un superiore cripticismo ha reso necessaria l'interpretazione dei contenuti espressivi.
Molti artisti contemporanei si manifestano con un personale linguaggio intimista, o descrivono un immaginario autoreferenziale. In certi casi ciò può essere dovuto alla necessità di sublimare passioni e inquietudini, e in altri alla difficoltà di rappresentare sentimenti estremamente profondi, sottili, astratti o metafisici.
Nel primo caso, l'introspezione (quel percorso analitico che passa attraverso l'Io) rappresenta la necessaria e unica via per evitare intollerabili opzioni altre, il fermarsi per impossibilità a procedere, il contemplare il passato, il cercare a ritroso lungo il cammino dell'umanità quella deviazione da cui si è giunti alla presente condizione. Un retrocedere che eventualmente riporterà alle origini ancestrali.
E in quelle stesse origini si trovano gli archetipi dell'espressione criptica, la quale, nel secondo caso, costituisce la caratteristica predominante e peculiare di quell'Arte che da sempre nasce nell'arduo tentativo di spiegare l'intangibile.
Questo percorso introspettivo attraverso l'Arte comincia nel Rinascimento, grazie al cambiamento che gli artisti di allora determinarono riscattando il valore della propria individualità intellettuale, la quale si concretizzò nei primi autoritratti della storia dell'Arte, come quelli di Jean Fouquet o Albrecht Dürer. Il Rinascimento è quel periodo in cui nasce l'Artista moderno, il quale si emancipò dalla posizione sottomessa di semplice esecutore d'opera, di manovale o artigiano, elevando la propria individualità a una degna considerazione.
L'analisi della propria immagine esteriore si è quindi evoluta in quella dell'animo umano e dell'interiorità, sia fisica che psichica: dagli studi anatomici di Leonardo da Vinci alle sculture di Gunther von Hagens, dalla simbologia onirica dei dipinti di Hieronymus Bosch alla psicanalisi di Sigmund Freud.
Dal Rinascimento a oggi la rappresentazione del profondo e dell'insondabile è stata l'elemento portante di molti movimenti artistici: la Metafisica di De Chirico, il Surrealismo di Dalì, il Simbolismo di Moreau, quello di Blake, l'Onirismo, e ovviamente l'Espressionismo, fondato sull'interpretazione dell'apparenza usando il filtro della propria interiorità, di cui artisti come Kubin o Munch sono maestri. Questo percorso culmina in movimenti di forte cripticismo quali il Surrealismo Astratto di Baumeister, l'Astrattismo, il Minimalismo di Jean Arp, fino ad arrivare, paradossalmente, all'estrema antitesi, per esempio come l'annichilimento di qualsiasi espressione individuale della Pittura Analitica.
Di certo la storia dell'umanità è sempre stata segnata da accadimenti orribili e biasimevoli, e la ricerca introspettiva fornisce, oltre che un lenimento per le ferite, anche una valvola di sfogo per lo spirito. Ecco perché l'Arte contemporanea è così permeata da questa necessaria analisi di sé stessi e dell'essere umano: è una ricerca per capire e risolvere le cause che portano alle sofferenze dell'umanità.
E grazie ai vari approcci con cui gli artisti contemporanei affrontano questa ricerca, nessuna strada viene tralasciata.
C'è chi si dedica all'analisi introspettiva di sé: le prime performance sull'interazione con lo spazio di Bruce Nauman e quelle sull'interazione umana di Marina Abramović; l'inserimento della propria immagine nell'immaginario collettivo compiuto da Cindy Sherman e la manifestazione del proprio immaginario interiore di Francesca Woodman; gli evanescenti autoritratti seriali di Roman Opalka e la rappresentazione del personale subconscio di Matthew Barney.
Altri si dedicano a questa ricerca esplorando la realtà sensoriale e l'essenza tangibile dell'essere umano: le sconvolgenti allegorie fotografiche di Joel-Peter Witkin; le chimere radiografiche di Benedetta Bonichi; il ribaltamento del concetto di Vanitas che Damien Hirst ha proposto col celebre teschio diamantato.
Altri ancora, collocandosi a metà tra osservazione fisica ed espressione psichica, rappresentano l'animo umano cogliendo quei sottili segnali con cui si manifesta nella realtà sensoriale: i nebbiosi ritratti di Gerhard Richter; l'algido realismo con cui Rineke Dijkstra rappresenta l'essenza umana; la sarcastica sensibilità con cui Ruth Gwily riesce a descrivere il disagio; l'immanente condanna degli esseri umani dipinti da Guy Denning.
Testo ricavato da:
http://jizaino.net16.net/ita/arg/je_con-temporary3.html
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